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Punto di bianco e differenze nei colori

Il punto di bianco del supporto di stampa può modificare in modo sostanziale l'aspetto dell'immagine stampata tanto che si può affermare, a ragione, che la carta è un quinto colore.
Questo aspetto genera dei grossi problemi in fase di verifica di una stampa in quanto non si può confrontare una cromia stampata su un supporto che ha il punto di bianco diverso dalla caratterizzazione di riferimento.

Una soluzione a questa problema ce la fornisce la tecnologia SCCA (Substrate Corrected Colorimetric Aims) sviluppata dal RIT, Rochester Institute of Technology, presa a base dell’allegato B della ISO 12647-2:2013. Con questa funzione è possibile definire il colore atteso se il supporto, purché dello stesso tipo (patinata piuttosto che uso mano) differisce di un ΔE00 non superiore a 5 rispetto al punto di bianco del riferimento.

Purtroppo qualcuno ha confuso questa possibilità di controllare in misurazione con la somiglianza dei colori, che possono essere visivamente anche molto distanti, e ha avuto delle sgradite sorprese quando ha cambiato supporto, magari per risparmiare, senza porsi il problema del risultato.
Ciò è avvenuto spesso in cartotecnica, mondo nel quale è raro che il punto di bianco di un cartoncino di una monopatinata prodotto da una cartiera sia uguale a quello di un'altra.

PomodoriPuntoBiancoQueste immagini risultano diverse. La prima è priva di dettaglio mentre la seconda è più equilibrata. Si tratta in verità della stessa immagine stampata sul nostro sistema di stampa digitale HP Indigo in fase di prova colore nella quale le abbiamo fatto credere che stava stampando sul cartoncino con punto di bianco più scuro. Trattandosi di una prova colore, aveva sottratto quanto basta per compensare il punto di bianco della carta.

Ciò significa che se abbiamo lavorato un'immagine per ottenere il risultato desiderato su un tipo di carta, se questa viene cambia, il risultato sarà quello mostrato, cioè molto diverso!

Questo è un problema particolarmente sentito laddove il rispetto della Brand Identity è molto importante.
I brand hanno cercato di circoscrivere le differenze usando i colori Pantone®, ma anche gli inchiostri a tinta piatta (spot) risentono del punto di bianco del supporto.
Infatti capita spesso di vedere cromie diverse pur partendo dalla stessa ricetta iniziale.

La soluzione, per ottenere lo stesso colore, è cambiare la ricetta in funzione del supporto.
Ma non è operazione semplice e poi è comunque una soluzione al ribasso: per avere i colori uguali bisogna accontentarsi di quello meno saturo e luminoso, quello cioè che si può fare sia su una bellissima patinata, sia su un pessimo cartoncino.

Quindi, se non si mettono in pista sistemi molto complessi, che prevedono anche l'uso di costosi software di miscelazione degli inchiostri, occorre fare molta attenzione ai supporti e scegliere i tipi di carta in modo accurato, spostandosi con le dovute cautele.

Avere anche un kit di riferimenti colore (ben conservato al buio) da dare allo stampatore di turno può aiutare, anche perché nel mondo tipografico e delle arti grafiche vanno ancora di moda le mazzette Pantone® che non fanno, però, quello che i più pensano (avere un riferimento infallibile). Per quanto siano stampate con macchine tenute certamente nel migliore dei modi, sono prodotte da macchine offset in aziende reali e quindi pure loro soggiacciono alla variabilità delle condizioni che si ritrovano nelle sale stampa di tutto il mondo.

Se dobbiamo accontentarci di un prodotto in tolleranza cerchiamo allora di mettere un po' di ordine in modo da capire quali sono i limiti/vincoli cui dobbiamo sottostare. La consapevolezza ci aiuterà a raggiungere il massimo.

Per capire bene occorre premettere due circostanze:

  • non esiste un riferimento ISO per ogni tipo di supporto, in particolare non ne esiste uno specifico per i cartoncini. Per intenderci non esiste una PSn=Print Substrate Description come può essere per la carta patinata (PS1), o per la uso mano (PS5) e per il patinatino da rotativa (PS3)...
  • i riferimenti delle mazzette Pantone® sono solo indicativi e non possono essere presi a riferimento. La Pantone® fornisce i valori L*a*b* sui vari supporti (solid coated, solid uncoated), ma pure loro hanno le limitazioni del punto di bianco preso a riferimento (oltre la variabilità di stampa).

Ciò premesso vediamo nella tabella sottostante cosa può succedere in teoria con un colore Pantone® quale il Rhodamine Red tenendo conto che la stampa avverrà su un cartoncino monopatinato di qualità e quindi con un Gamut simile a una carta patinata. La situazione è quella del Cartoncino A, molto simile a PS1.
La Pantone ci dice che nella mazzetta solid coated il PANTONE Rhodamine Red ha L* 51,71 a* 79,99 e b* -20,1.

Rhodamine su A B C

Prendiamo quei valori e mettiamoli come target nel foglio di calcolo Delta_E-H-Ch.xlsx per vedere di quanto si può discostare la stampa reale calcolando la resa cromatica con la formula della tecnologia SCCA. Già le tacche colore mostrano quanto i colori sono diversi per il solo effetto del punto di bianco. Come si vede dalla 4° riga (Rhodamine_su_A) il ΔEab è 8,4. Non va meglio sui cartoncini B e C. E d'altra parte già il ΔEab della carta rispetto a PS1 è fuori dalle tolleranze, ma A, B e C sono 3 cartoncini veri di quelli che vanno per la maggiore, quindi riferimenti concreti della realtà quotidiana.

Se poi ci mettiamo sopra una plastificazione non sappiamo dove andiamo a finire visto che le plastiche reagiscono alla cromia in modo diverso secondo le fabbricazioni.

In stampa digitale, con le nostre macchine HP Indigo, la situazione per gli stessi cartoncini (questa misurata sulle stampe reali) è migliore e non va oltre ΔE 2,6 se rapportati alla stampa fatta su PS1. il motivo è che da noi gli inchiostri penetrano meno nella carta e quindi risentono meno del supporto. Anche la plastificazione incide molto poco in quanto cambia il colore, al massimo di ΔEab 0,9.