Questo espositore è ottenuto con cartone accoppiato e poi è stato fustellato. Se i progettisti non fossimo stati noi stessi e appositamente per il nostro impianto saremmo da prendere a bastonate. Ma come si fa a prevedere una tale precisione nel taglio tanto da combinare degli esagoni affiancati o addirittura composti da due metà. E poi con quale fustellatrice analogica si pensa di poter mantenere in tiratura un bordo uniforme come quello dei fori esagonali portacampioni.
Ecco, queste sono le cose assolutamente da evitare in cartotecnica analogica che invece possono essere la "normalità" di quella digitale.
Col nostro nuovo impianto siamo passati dalla prototipazione alla produzione per quella fascia che fino ad oggi non aveva possibilità di svilupparsi correttamente. Troppe copie per farle con plotter da prototipazione, troppo poche per la fustellatura analogica i cui costi sono penalizzati dall'impianto fustella.
Se siamo potuti partire subito in produzione è perché abbiamo una forte capacità progettuale per una attività che svolgiamo da anni.
Un impianto come il nostro non si improvvisa: prima della fustellatrice, che ha un costo importante ma non irraggiungibile, c'è lo scoglio della macchina da stampa che, fino a quando era nel formato massimo SRA3, consentiva ben poco movimento.
Col formato B2 è un altro mondo e non solo perché sul foglio ci stanno oggetti più grandi, ma soprattutto perché c'è una grande libertà di ruotare gli oggetti per poter seguire il giusto senso di fibra.
Anche la stampa, a parte l'impegno per l'investimento, non è scontata. Cartoni specificatamente predisposti per le tecnologie digitali non ce ne sono tanti, mentre tanti possono essere convenientemente utilizzati. Occorreva farsi la corretta esperienza anche sui supporti, perché come ben sanno tutti quelli che lo manipolano, il cartone non sta fermo, nel senso che le normali deformazioni di macchina poi si ritrovano sulle fustelle che non combinano con la grafica una volta stampata.